A Real Pain – Recensione

Verso gli Oscar

A Real Pain - Recensione

Il ritorno alla regia di Jesse Eisenberg è un gioiello di essenzialità, empatia, sorrisi e malinconia destinato a restare nel cuore degli spettatori.

A Real Pain – La nostra recensione

Senza eccessivo hype, arriva in sala A Real Pain, film diretto, sceneggiato e interpretato da Jesse Eisenberg (The Social Network, Zombieland, Adventureland). Insieme ad Eisenberg, c’è Kieran Culkin, fratello minore di Macaulay, scoperto del grande pubblico grazie al ruolo di Romulus nella serie tv Succession

Il film racconta il viaggio in Polonia di  David (Eisenberg) e Benji Kaplan (Culkin). I due sono coetanei, nati e  cresciuti insieme negli Stati Uniti,  partono per l’Europa per riscoprire i luoghi dove ha vissuto la loro nonna di origine ebraica, da poco deceduta. La donna – ci raccontano i nipoti – ha avuto una vita difficile e dolorosa; ha dovuto vivere anche l’incubo dell’Olocausto, riuscendo fortunatamente a fuggire e a crearsi una nuova vita.

I due giovani uomini, ex compagni di mille avventure in adolescenza, sono ormai alla soglia dei quarant’anni e, a parte il ricordo della nonna, sembrano avere davvero poco da spartire.

David è un uomo in carriera: vive a New York, è sposato, con una figlia ed è un creatore di banner pubblicitari per il web. Risulta un po’ nevrotico, ansioso, con un disturbo ossessivo – compulsivo. Da maniaco del controllo, è lui l’organizzatore del viaggio. Benji è un personaggio istrionico, socievole, estremamente diretto  e con un approccio alla vita quanto meno particolare. Era il nipote più legato alla nonna, con la quale aveva un rapporto solido e di complicità.

Il tragitto organizzato da David è quasi totalmente svolto con una comitiva di viaggiatori: una coppia da poco in pensione, un uomo proveniente dal Rwanda a sua volta sopravvissuto al più grande genocidio della fine del XX secolo e una donna da poco divorziata (interpretata da Jennifer Grey la Baby di Dirty Dancing). Il gruppo è accompagnato da James, guida formatasi ad Oxford, molto preparata da un punto di vista storico, ma forse non pronta a conoscere Benji.

Il film è molto incentrato sui dialoghi e i brillanti scambi tra i viaggiatori creano un rapporto con lo spettatore che ne coglie caratteristiche, emozioni e tic. 

In soli 90 minuti, accompagnati dal pianoforte di un illustre polacco come Fryderyk Chopin, ci ritroviamo anche noi a viaggiare per la Polonia e a fare i conti con le nostre vite, ricche di esperienze a volte incomprensibili, gioie immense, dolori non previsti e obiettivi che acquistano e perdono significato con il passare del tempo. Pur essendo un prodotto di fiction, siamo interpellati e provocati – soprattutto dal personaggio di Benji – sul valore delle persone e sulla loro sofferenza.
Eisenberg scrive una sceneggiatura candidata all’Oscar in cui il realismo dei personaggi è disarmante e ci si rende conto che la Polonia, l’Olocausto e la celebrazione della nonna forse sono solo un pretesto per ritrovarsi, o perdersi del tutto.Ciò che rende il film un piccolo gioiello della cinematografia è l’essenzialità e la semplicità con cui ci viene raccontata  la vicenda di  questi due giovani uomini in crisi. Si ride, si piange e si ragiona insieme a loro.

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Breve Post Scriptum sugli Oscar 2025

Le nomination agli Oscar 2025 sono una bella fotografia della stagione cinematografica che stiamo vivendo. In un momento storico in cui i Cinecomics e franchise storici si sono impantanati da reboot, remake, sequel e serie tv, le sale sembrano essere tornate di proprietà delle Grandi Storie, ossia film di grande qualità e capaci di parlare  a tutti, non solo agli appassionati. Dopo il monopolio dello scorso anno di Barbieneimer, in questi mesi abbiamo avuto la fortuna di vedere opere totalmente differenti tra loro, come ad esempio l’imponente The Brutalist, il premiatissimo Anora, o il tesoro (semi)nascosto A Real Pain. Ma anche Emilia Perez,The Substance,Flow o il Bob Dylan di James Mangold e Timothée Chalamet.  L’Academy, inoltre, inizia ad essere meno autoreferenziale e sempre più spesso troviamo nella lista delle nomination film prodotti lontano da Hollywood. Ancora una volta il nostro amichevole e spassionato consiglio è di andare in sala, discutere con gli amici e continuare ad appassionarsi alle Grandi Storie. Il pubblico – lo dicono i numeri del box office – lo ha capito prima dell’Academy.


Informazioni su Mauro Orsi 174 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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