Assassinio a Venezia – Recensione

Il ritorno di Poirot

Assassinio a Venezia - Recensione

Come si dice? Buona la terza! Kenneth Branagh, indossa ancora una volta i panni di Poirot e dirige un film convincente, nel quale la classicità dei romanzi di Agatha Christie e il taglio pop scelto dal grande maestro inglese raggiungono il giusto equilibrio, grazie a questo giallo in “salsa dark” ambientato a Venezia.

Assassinio a Venezia – La nostra recensione

Venezia è bella, ma non ci vivrei. Figuriamoci morirci! Dopo questa pessima freddura di apertura, possiamo parlare del nuovo capitolo cinematografico delle avventure di Hercule Poirot, interpretato ancora una volta dal grande Kenneth Branagh, riconfermato anche alla regia. Diverse notizie sul web ribadiscono la volontà dell’attore – regista di proseguire il suo progetto legato ai romanzi di Christie, puntando addirittura a creare un universo narrativo.

La sfida è senza dubbio interessante, staremo a vedere. L’impatto economico delle varie pellicole sarà determinante per il proseguimento delle avventure dell’ispettore Poirot.

Tornando al film, in questa nuova – per lo schermo – avventura, l’eccentrico ispettore si è ritirato dall’attività investigativa. Stanco per tutte le imprese compiute, ma soprattutto per tutto il male e la meschinità umana che ha incontrato durante il suo lungo cammino al servizio della legge, prima da soldato durante la Guerra e poi appunto da ispettore. Vive a Venezia scortato dalla guardia del corpo Vitale Portoglio, interpretato dal “nostro” Riccardo Scamarcio, che non permette a nessuno di avvicinarsi al suo importante cliente, fino all’arrivo di una cara amica, presente in diversi romanzi di Poirot, la scrittrice Ariadne Oliver, interpretata dalla sempre ottima Tina Fey, artista brava, quanto eclettica. (Obbligatorio recuperare la serie tv 30 Rock e i suoi sketch al Saturday Night Live).

Ariadne invita l’amico Poirot ad una festa in maschera a tinte oscure, in memoria della leggendaria strage degli innocenti, dove persero la vita diversi bambini. La festa si svolgerà nella villa della opulenta Rowana Drake, che ha recentemente perso la figlia per (presunto) suicidio. Per l’occasione è stata organizzata una seduta spiritica, durante la quale la medium Joyce Reynolds (Michelle Yeoh, altra fuoriclasse) proverà a mettersi in contatto con la ragazza. Ma, come potrete immaginare, la serata prenderà una piega ben più macabra e toccherà a Poirot sciogliere la matassa e accettare la sfida tra il suo pensiero razionale e l’occultismo.
ll film è davvero coinvolgente. Branagh è una garanzia, sia davanti che dietro alla macchina da presa. Aggiungiamo una fotografia perfetta per le ambientazioni, una regia dinamica ma meno invadente dei precedenti film e come sempre un lavoro di casting e interpretazione sopra la media. Pur non trattandosi di una pietra miliare della storia del cinema(la filmografia di Branagh offre diversi gioielli e non parliamo di Thor), il film soddisfa tutti gli standard richiesti ad un film giallo tratto da un romanzo di Christie: mistero, ironia, colpi di scena e – perché no? – divertimento. Gli effetti sonori della sala rappresentano un ulteriore punto di forza durante la visione. Se saprà trovare la sua collocazione nei cinema, tra Barbie e Oppenheimer che continuano a macinare sale gremite e grandi incassi, il film dirà la sua.

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Informazioni su Mauro Orsi 155 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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