Border – Creature di confine | Recensione

La forma dell’acqua…svedese? No, meglio!

Border - Creature di confine | Recensione

Border – Creature di confine è stato presentato all’ultimo Festival di Cannes, dove ha vinto il premio della sezione Un certain regarde. Si tratta del secondo lungometraggio del regista svedese di chiare origini iraniane Ali Abbasi, che è anche co-sceneggiatore della pellicola.

Il film

La protagonista del film è Tina, donna non molto attraente, dai tratti fisici quasi scimmieschi, che lavora come agente alla dogana dell’aereoporto. Attraverso il suo olfatto, particolarmente sviluppato, la donna riesce a percepire i sentimenti dei viaggiatori, riuscendo così a sbrogliare situazioni davvero spiacevoli, come trovare materiale pedopornografico nel telefono di un distinto signore, elegante agli occhi di tutti, ma spregevole al fiuto di Tina, che ne coglie subito la paura e la vergogna. La qualità della donna è infallibile ed un bene prezioso per le Forze dell’Ordine.

La vita di Tina, però, non sembra particolarmente felice. Convive con Roland, che passa il tutto il suo tempo tra la tv, il divano e i suoi cani; il rapporto tra i due è piatto, distaccato e la stessa Tina rifiuta ogni approccio fisico del compagno, anche a causa della sua (presunta) sterilità. Quando non è impegnata al lavoro o con Roland, la donna si reca in ospizio a far visita al padre malato, con il quale ha un ottimo rapporto e riesce ad esternare le sue emozioni.

L’equilibrio – seppur precario – della vita di Tina viene spezzato da Vore, viaggiatore che viene bloccato alla dogana dalla donna, che percepisce qualcosa nell’uomo, ma stavolta il suo fiuto non riesce ad essere infallibile e netto come al solito. L’uomo, fisicamente, ha dei tratti fisici simili a quelli di Tina. Dopo il loro primo incontro, i due iniziano a cercarsi sempre più spesso e tra loro nascerà un rapporto solido, autentico ed affettuoso che permetterà alla protagonista di scoprire molto della sua storia personale.

Creature di confine

Questa pellicola può essere definita come un fanta – thriller, dalle tinte decisamente gotiche. Da molti punti di vista questo film mi ha ricordato La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro, per i suoi richiami a temi trasversali come la diversità e il diritto di amare di ciascun essere umano (o forse è meglio dire vivente). Senza cedere agli spoiler, In Border il regista non si pone limiti, mostrandoci, con il pudore e il rispetto che merita ciascun individuo, l’amore e la fisicità dirompente che nasce nel momento in cui due anime simili si trovano e rinascono insieme.

I punti in comune con la pluripremiata opera di Del Toro terminano qui. Abbasi, infatti, va oltre, facendo richiami alla mitologia norrena e allo stesso tempo provocando nello spettatore alcune riflessioni “reali”, sulla razza umana e la sua capacità di farsi del male.

I personaggi principali, in particolare Tina, sono ben costruiti e complessi, la regia di Abbasi è molto lineare, perché lascia spazio a una storia solida e avvincente, consolidata dalle ottime interpretazioni degli attori. Una menzione merita anche il trucco di Cristina Malillos, che ha permesso al film di avere una nomination agli Oscar 2019.


Informazioni su Mauro Orsi 155 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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