Il Corvo – Recensione

Il 2024 non è il 1994

Il corvo recensione

Il 2024 non è il 1994, Bill Skarsgard non è Brandon Lee e il film è – usando un eufemismo – liberamente tratto dal fumetto di James O’Barr. Se nessuno di questi tre punti rappresenta un fastidio troppo grosso, il film si può guardare.

Il Corvo – La nostra recensione

All’anteprima stampa, c’è un clima di grande curiosità e  grande scetticismo. Sono tanti i punti di forza del film del 1994 diretto da Alex Proyas: l’estetica dark, la  colonna sonora con il meglio della scena alternativa degli anni ‘80 e ‘90 e un Eric Draven perfetto, interpretato da Brandon Lee. Il Corvo un po’ trap un po’ YoungBlood del 2024 non avrà vita facile tra i fan della vecchia guardia, nostalgici, probabilmente, anche dei loro vent’anni.

Alla regia c’è Rupert Sanders. Dopo aver girato il remake di Ghost in the Shell con Scarlett Johansson che aveva provocato reazioni contrastanti, decide di realizzare un altro film che smuove gli animi degli spettatori e un po’ li provoca, andando a creare un anti – hype nel pubblico, in seguito sfociato in rabbia social. 

Nelle vesti di Eric Draven ecco Bill Skarsgard, già visto in Atomica Bionda, in Deadpool 2, ma soprattutto nei due capitoli di It di Andy Muschietti. Anche per lui, un percorso artistico interessante, che ha il suo climax nell’interpretazione del pagliaccio/mostro creato da Stephen King (E sempre sia lodato!).

The Crow del 2024 mischia le carte: cambia l’approccio, l’estetica, la musica e prende davvero poco dal fumetto di O’Barr.

Eric e Shelly (una sorprendente FKA twigs) si conoscono in un centro psichiatrico; tra i due nasce subito complicità, che in (troppo) breve tempo diventa amore. I due programmano la fuga e una volta liberi – come potrete immaginare – vengono assassinati. Dietro alla morte dei due ragazzi c’è il potente Vincent Roeg, un ricco mecenate con poteri soprannaturali, capace di piegare la volontà delle persone. Il legame tra Eric e Shelly è talmente forte, che Eric, guidato da Kronos, torna in vita e cerca vendetta. Potrà trovare  la pace perpetua dopo la morte,  solo se riuscirà a vendicare la sua anima gemella.

Il film può essere diviso in due atti: prima e dopo l’assassinio di Eric e Shelly.

La prima parte è noiosa, l’amore tra i due ragazzi è raccontato superficialmente, una sorta di Twilight confusa, scontata e un po’ cringe.

Nel secondo atto, quando Eric, inizia il suo viaggio di andata e ritorno negli inferi con Kronos, il film diventa più interessante. Abbonda il sangue nelle scene di combattimento, momenti splatter nei quali Eric massacra tutti coloro che si mettono sul suo cammino. Fino al grande, epico, finale che comunque non salva il film. Per quanto riguarda la colonna sonora, rispetto al 1994, ritroviamo “solamente” Disorder di Joy Division; per il resto si segnalano i Foals, The Veils e Debussy. Tutt’altra musica, insomma, e non parliamo solo della tracklist.

Il film è trascurabile. Nell’era dell’algoritmo, probabilmente tra un anno ce ne saremo già dimenticati, come capita con la maggior parte dei titoli proposti in sala e sulle piattaforme. Sarà interessante scoprire se avrà un impatto sui ventenni di oggi, orfani di personaggi e film strettamente legati alla loro generazione. Avremo mai un cult uscito negli anni ‘10 e ‘20, o resterà schiacciato tra reboot, remake, sequel e prequel? Sarà interessante scoprirlo.

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P.S. Risulta comunque inspiegabile il clima che si genera – prima della release – intorno a determinati film, preventivamente etichettati come orribili. Capita anche con alcuni remake o reboot, accusati di profanare la versione già esistente. Voi come vi ponete in questa situazione? Date un’occasione al film per confutare o smentire la vostra teoria? Fateci sapere!


Informazioni su Mauro Orsi 157 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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