Il Signore degli Anelli: la guerra dei Rohirrim – Recensione

Si torna nella terra di mezzo

Il Signore degli Anelli: la guerra dei Rohirrim - Recensione

Anche il mondo cinematografico di Tolkien ha il suo expanded universe. Non è una bella notizia.

Il Signore degli Anelli: la guerra dei Rohirrim – La nostra recensione

Ho smaltito la delusione per il tempo che mi è stato sottratto dalla visione di questo anime di ispirazione tolkieniana. Ritengo, però,  necessario fare contemporaneamente un fioretto natalizio in ritardo e lanciare il mio primo buon proposito per il nuovo anno: state alla larga da La battaglia dei Rohirrim.

Il mio rapporto con le opere di J.R.R. Tolkien è di estremo rispetto, ma non devozione. Mi considero un estimatore, non un appassionato, né un devoto, posizione che ritengo mi impedisca di cadere in strani giri di tifoseria. Il Signore degli Anelli resta un capolavoro, ci mancherebbe. Ho fatto molta fatica con Il Silmarillion, apprezzato alcune raccolte di racconti, tralasciato ciò che ha scritto (o meglio, completato) il figlio Christopher. 

Per quanto riguarda il Tolkien cinematografico, ritengo la Trilogia di Peter Jackson un capolavoro, anche quando si prende delle licenze rispetto al testo originale de Il Signore degli Anelli. La seconda trilogia, quella de Lo Hobbit, mi ha fatto storcere il naso in più di un’occasione, senza però precludermi la curiosità per i futuri ritorni su schermo della Terra di Mezzo, soprattutto se vedeva Jackson coinvolto, anche solamente come produttore.

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Il (semi) buco nell’acqua della serie Prime Gli Anelli del Potere – su cui però mantengo un tiepido ottimismo per il futuro – ha però dimostrato a livello numerico che il mondo degli hobbit, degli elfi e degli stregoni ha sempre un grande numero di adepti e, di conseguenza, spettatori che attendono con ansia la possibilità di vedere ancora sul grande schermo racconti ed episodi della grande epopea della Terra di Mezzo. Inoltre, cinicamente, la Warner Bros perderebbe i diritti se non producesse nulla

Ecco dunque arrivare in sala per la regia di Kenji Kamiyama, lo scontro tra Helm, re di Rohan e i Dunlandiani, guidati da Freca. Quest’ultimo chiede la mano della figlia del sovrano di Rohan per il figlio Wulf; ma di fronte al rifiuto della ragazza e al successivo scontro che porta alla morta di Freca, scoppia una guerra sanguinosa tra i due popoli. Citando (male) alcuni archetipi narrativi, da Shakespeare a Game of Thrones, il film si sviluppa in maniera lenta, prevedibile e a tratti stucchevole. I personaggi sono poco caratterizzati, quasi stereotipati e l’utilizzo di camei (su tutti Sauron) e delle musiche (qualitativamente impeccabili) della trilogia di Jackson risultano davvero fuori luogo.
Addirittura alcune inquadrature del futuro fosso di Helm sono le medesime viste ne Le Due Torri, con il solo scopo di fare del discutibile fan service. Insomma, una vera delusione.

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Informazioni su Mauro Orsi 159 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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