Joker: Folie à deux – Recensione

Un film divisivo

Joker: Folie à deux - Recensione

Arthur Fleck incontra Harleen “Lee” Quinzel: ne esce un film disturbante, imperfetto ed esagerato, sorretto dalla perfomances di due fuoriclasse.

Joker: Folie à deux – La nostra recensione

Nel 2019 Todd Phillips, regista noto (soprattutto) per la trilogia di Una Notte da Leoni e un bellissimo documentario sulla figura di GG Allin porta sul grande schermo il Joker.

 La pellicola, lontana anni luce dai cinecomics, vince il Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e inizia la sua scalata al box office. Dietro alla maschera da pagliaccio, ad interpretare Arthur Fleck c’è Joaquin Phoenix, attore straordinario capace di passare dai Blockbuster ai film indipendenti con grande naturalezza. In questa occasione, grazie alla sua  interpretazione riceve il suo primo Oscar come Miglior Attore Protagonista.

Il film di Phillips è un successo di critica e pubblico. Phoenix riesce a trasmettere al pubblico la disperazione e l’alienazione di Arthur, un uomo abbandonato da tutti, con evidenti disturbi mentali dovuti agli abusi fisici e verbali subiti dalla madre e dal suo compagno. 

La “nascita” di Joker è principalmente causata dai trascorsi del suo protagonista: un adulto, aspirante comico senza particolari doti, ai margini della società, senza amici e costretto a prendersi cura dell’anziana madre.

Il dolore e la follia si alleano in una distruttiva fame di vendetta verso i ricchi, i potenti e i bulli. Commetterà cinque omicidi, di cui uno in diretta TV, sparando alla star Murray Franklin.

Fleck/Joker diventa un’icona, un simbolo di protesta e anarchia

Il mondo scopre Joker, ma ancora nessuno si accorge di Arthur.

E cala il sipario.

Tre anni dopo, però, ecco l’annuncio: Todd Phillips dirigerà un nuovo film su Joker. Con lui ci sarà ancora Phoenix. Ci sarà  anche una co-protagonista: Lady Gaga, artista e performer istrionica, chiamata alla consacrazione anche sul grande schermo. Il compito è arduo: indossare i panni di Harley Quinn. Scordiamoci la sexy squilibrata impersonata da Margot Robbie, prepariamoci a qualcosa di unico, come spesso Gaga sa essere, soprattutto durante i suoi concerti. La curiosità inizia a crescere.

Per il sequel, Phillips conferma il team di lavoro del primo capitolo : Scott Silver co-sceneggia insieme al regista, Lawrence Sher si occupa della fotografia, Jeff Groth del montaggio e Hildur Gudnadottir torna a lavorare alla colonna sonora, dopo il Premio Oscar ottenuto per le musiche del primo episodio.

Al termine di una sequenza animata in stile Looney Tunes, ritroviamo Arthur rinchiuso ad Arkham State Hospital, l’ospedale psichiatrico in cui sono rinchiusi i criminali di Gotham.  L’ex comico è in attesa di essere processato per i cinque omicidi commessi durante le vicende del primo film. L’avvocata Maryanne Stewart vuole impostare la difesa dell’imputato partendo dai suoi problemi mentali: la tesi della legale è che la mente di Arthur è scissa: una parte docile, lesa e traumatizzata dalle violenze e le vessazioni subite e il Joker, la parte violenta, istintiva e vendicativa.

Fuori da Arkham, il gruppo di fanatici che inneggia a Joker non smette di celebrare il loro martire. Joker, infatti, è  diventato una star di Gotham: il film e i libri che raccontano la sua storia o presunta tale sono un successo, la tv trasmetterà in diretta il processo ad Arthur Fleck.

L’opinione pubblica è divisa su Joker, all’esterno come all’interno di Arkham. Ma è proprio all’interno del manicomio che Arthur incontra una sua grande fan: Harleen “Lee” Quinzel, una giovane piromane, ispirata dalle …gesta di Joker. 

Tra i due, nasce un’affinità immediata che diventa presto amore, che porta con sé emozioni positive, sogni ad occhi aperti, paesaggi teatrali e duetti amorosi sotto forma di canzoni. Ma è tutto vero o è un’allucinazione? E chi è veramente Harleen Quinzel? 

Joker: folie à deux è un film ben confezionato ma non senza difetti: risulta un po’ prolisso in alcune parti e in fase di montaggio qualcosa poteva essere sacrificato.

Il punto di forza è che non si tratta del classico sequel fotocopia: il film sa sorprendere,  è barocco e strabordante, è un viaggio allucinatorio e allucinante nella mente di Arthur/Joker, un uomo disperato, malato, alla ricerca dell’amore, di uno sguardo compassionevole e accogliente, che non ha saputo ricevere neanche da sua madre. La disperazione si alterna alla rabbia, alla violenza istintiva, che – paradossalmente – gli permette di ottenere l’amore e l’ammirazione a cui tanto anela. 

La sensazione, guardando il film, è di essere in un trip metanarrativo, in cui l’esasperante flusso di eventi del film è in linea con il delirio della mente di Joker. Un flusso, dicevamo, di centoquaranta minuti tra dramma, burlesque, noir, thriller e stralci di musical, capace di irritare,disturbare e incuriosire, proprio come il suo protagonista. Ad aumentare ulteriormente l’entropia, ecco Harley Quinn/Gaga, l’amore tanto agognato.

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Informazioni su Mauro Orsi 147 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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