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Men in Black International – Recensione

Men in Black International - Recensione

L’uomo fumetto dei Simpson aprirebbe (e chiuderebbe allo stesso modo) la recensione di questo film con un semplice ed efficace “Il peggior Men in Black di sempre!”. A differenza sua, cerchiamo di argomentare il nostro giudizio sul film.

Men in Black International – Un nuovo orizzonte

A distanza di sette anni dal terzo capitolo della saga, tornano dunque i Men in Black (d’ora in poi MIB), agenzia in incognito di uomini (e donne) addestrati per proteggere il pianeta Terra dalle invasioni degli alieni. Spesso, infatti, gli extraterrestri riescono a mimetizzarsi tra gli umani o addirittura hanno la possibilità di prendere le nostre sembianze (Edgar-abito vi dice qualcosa?). Perché nessun abitante della Terra conosce i MIB? Perché tutti coloro che assistono alle loro operazioni di salvataggio, vengono successivamente sparaflashati, termine cognato dall’Agente J per indicare l’utilizzo del neutralizzatore, uno strumento che permette di cancellare alcune esperienze vissute. Essere un agente dei MIB implica una grossa rinuncia: la propria identità. Tutti gli agenti mettono da parte la loro storia, i loro affetti e persino il loro nome per diventare un MIB. Non ci si può candidare per entrare nell’organizzazione, si viene identificati e reclutati dall’agenzia, dato che è un ente segreto e difficilmente rintracciabile.

Sarà Molly a cambiare le regole, riuscirà persino a trovare la sede dei MIB di New York. Da bambina, infatti, assistette ad un’operazione degli agenti a casa sua, ma non venne sparaflashata, dati che sia suoi genitori che i misteriosi uomini in abito scuro pensavano che stesse dormendo. In quell’occasione, inoltre ,la bambina aiutò un piccolo alieno a scappare. Dal giorno dopo, Molly iniziò i suoi studi sulla vita aliena, per diventare successivamente un agente in nero.

Ventitrè anni dopo, la ragazza riesce nel suo intento: trova la sede dei MIB e convince l’agente O a darle un’occasione, fornendole l’ultimo abito che avrebbe indossato, se avesse superato il periodo di apprendistato. Molly è ora l’agente in prova M ed è affiancata all’esperto H, pupillo del capo della filiale di Londra High T, interpretato da Liam Neeson. H è poco british nel suo modo di porsi; gode della stima  e simpatia di tutti, ma soprattutto di tutte e riesce sempre a tirarsi fuori dai guai e a portare a termine le missioni.

Ci troviamo dunque alla visione di una commedia fantascientifica con la classica coppia di protagonisti in cui la ragazza è tenace, testarda, indipendente e il ragazzo è il bello, impossibile, sopra le regole che se la cava sempre? Esattamente. All’inizio faticheranno ad andare d’accordo, ma poi conoscendosi meglio si capiranno e impareranno a fidarsi l’uno dell’altro? Assolutamente si.

Chris Hemworth e Tessa Thompson sono gli unici punti forti della pellicola; dimostrano una grande complicità sul set, un po’ come si era intuito nelle loro avventure norrene nei panni di Thor e Valchiria. La loro ottima performance non basta però a salvare un film banale, caratterizzato da una trama semplice e da scene d’azione mosce e poco spettacolari. Neanche l’introduzione di una spalla comica, come il piccolo alieno Pedino (che comunque regala qualche sorriso), riesce togliere al film la sensazione di “già visto”.

Intendiamoci, non ci troviamo di fronte ad un’opera inguardabile, ma sicuramente superflua, che non aggiunge nulla alla saga dei Men in Black. Il film è presentato come uno spin-off; l’aggettivo “International” del titolo richiama ai viaggi degli Agenti H e M in diverse zone del mondo (Inghilterra, Francia, Marocco, Stati Uniti) per portare a termine la loro missione, entrando in contatto con agenti locali e alieni (più o meno pacifici). Cara Sony, non è forse meglio mandare tutti i Men in Black in pensione con l’agente K? Guardando con attenzione le proposte estive, si può notare l’assenza di un titolo originale: sono o sequels, o cinecomics, o spin-off o rivisitazioni in live action di classici Disney. Sarebbe importante che a Hollywood si ricominci a sperimentare, mettendo da parte per un po’ remakes, prequels e simili, proponendo finalmente  agli spettatori nuovi e avvincenti mondi narrativi.

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