Povere Creature – Recensione

Al cinema dal 25 gennaio

Povere Creature - Recensione

Cinque anni dopo aver ricevuto il Gran Premio della Giuria a Venezia per La Favorita, il regista Yorgos Lanthimos con Povere Creature – Poor Things è stato premiato con il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia 2023.
Con questo adattamento dell’omonimo libro di Alasdair Gray, il regista ci presenta Bella Baxter, interpretata da Emma Stone, una sorta di Frankenstein al femminile, e ci mostra il suo viaggio alla ricerca di libertà e conoscenza di sé. Grazie all’immaginario di Lanthimos e alla sceneggiatura di Tony McNamara il risultato è un film abbagliante, provocatorio, femminile, liberatorio e portato avanti da un cast fantastico che include oltre alla Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo e Ramy Youssef.

Povere Creature – La nostra recensione

Povere Creature è un oggetto cinematografico unico e una vera festa per gli occhi. Dalle scenografie ai costumi, passando per gli effetti speciali, ogni elemento è di incredibile ricchezza e generosità, pullulante di dettagli.
Bella è una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco ortodosso dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe). La ragazza è sempre sotto la sua protezione, ma è ansiosa di imparare. Desiderosa di scoprire il mondo di cui non sa nulla, fugge e si imbarca in una vertiginosa odissea attraverso i continenti. Insensibile ai pregiudizi del suo tempo, Bella è determinata a non cedere ai principi di una società che la vincola a non essere libera…
La storia è ambientata nel XIX secolo, o meglio in un XIX secolo alternativo in cui gli elementi surreali ci aiutano ad accettare ed entrare pienamente in un mondo a noi estraneo, in cui tutto è possibile.
La premessa del film è quella di un Frankenstein con un “mostro” al femminile, ma se ne distacca ben presto, o almeno diventa un aspetto secondario, per raccontare la storia di una creatura, di una ragazzina nel corpo di un’adulta. Cresciuta in modo tale da non integrare i pregiudizi e le buone maniere del suo tempo, Bella non ha filtri, dice sempre quello che pensa quando lo pensa, facendo sempre quello che vuole fare. Potremmo anche dire che Povere Creature è una favola sulla conoscenza della vita attraverso la quale seguiamo un punto di vista che non manca mai di evidenziare le assurdità, le ingiustizie e le ipocrisie del nostro tempo… quello distopico del film, ma anche il nostro.
Le ambientazioni sono sorprendenti e splendide, una gioia per gli occhi. Yorgos Lanthimos si diverte con la messa in scena, optando per una prima parte in bianco e nero prima di offrirci un’esplosione di colori, in coerenza con l’evoluzione di Bella.
Strepitoso l’uso di lenti e obiettivi vintage, usati dal direttore della fotografia Robbie Ryan, che riescono a dare a seconda delle scene una percezione particolare, come ad esempio le riprese con un obiettivo fisheye da 8 mm utilizzate per esplorare il laboratorio di Baxter.
I costumi che Bella indossa durante il film sono magnifici, ma oltre a questo riflettono la sua evoluzione. La giovane riesce a trasmettere la propria identità attraverso i suoi outfit, spesso
eccentrici e anticonformisti.

Una delle cose più apprezzabili della pellicola è anche la franchezza delle numerose sequenze di sesso. Nessun lenzuolo ben posizionato per nascondere parti del corpo, nessuna ellissi per non scandalizzarci del minimo pezzettino di seno. Lanthimos si assume la piena responsabilità di quello che vuole raccontare e non ci nasconde nulla, la sua protagonista è pura e ci viene mostrata per quello che è. E sottolineiamo che queste scene non sono gratuite. È diritto della nostra eroina cercare il piacere ovunque possa trovarlo, senza pudore, senza vergogna – d’altronde il bianco e nero iniziale della pellicola scompare a favore del colore nel momento in cui Bella perde la verginità – , insomma, il colore qui è sinonimo di libertà.
Ammaliante e formidabile Emma Stone è fantastica e perfetta in questo ruolo, nella prima parte del film con la sua andatura traballante e i movimenti goffi, ci ricorda esattamente un bambino che muove i primi passi, oppure quando balla come una bambola scomposta, i suoi movimenti migliorano progressivamente seguendo l’avanzamento della crescita della sua mente, così come la colonna sonora diventa sempre meno discordante. L’attrice abbraccia coraggiosamente e totalmente il suo personaggio rendendolo straordinario, riuscendo a trasmettere con disinvoltura tutta una serie di emozioni tanto da tenerci incollati alla poltrona per 2 ore e 20 minuti.

Difficile trovare difetti in questo lungometraggio. Incredibilmente bello, costellato di scene e costumi eccezionali, con una sceneggiatura accattivante e intelligente, una regia straordinaria e attori magistrali. Il regista sottolinea le differenze sociali, la povertà e la sottomissione in un mondo capitalista e la brutalità (fisica e psicologica) dietro il sessismo. Inoltre tiene sempre presente la valorizzazione della sua eroina, insistendo sul suo legittimo diritto di vivere la sua vita come desidera e di fare ciò che vuole con il proprio corpo.
Il film non si interessa solo alla condizione della donna, con tematiche ancora (purtroppo) attualissime, ma anche alla condizione umana e alla natura nella loro interezza. Cosa significa essere un essere umano? Povere Creature è una toccante favola umana che non mancherà di lasciare il segno nello spettatore. Il film beneficia di una scrittura intelligente, che trascrive abilmente l’evoluzione dei personaggi con controllati tocchi di umorismo. Il tutto per concludere con un finale degno di questo nome. È difficile uscire indifferenti dalla visione di questa pellicola.

Povere Creature sarà in sala dal 25 gennaio.

A cura di Cinzia Zagato

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Informazioni su Mauro Orsi 157 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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