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Tartarughe Ninja: Caos Mutante – Recensione

Tartarughe Ninja: le action figure registrano un record

COWABUNGA!! Ecco, ve lo urlo metaforicamente io, perché nel film non lo troverete. Ma c’è molto altro e uscirete dalla sala soddisfatti per l’ottimo lavoro di Jeff Rowe e la sua crew. come nella pizza tanto amata dai nostri giovani eroi, gli ingredienti sono di qualità e ben bilanciati.

Tartarughe Ninja: Caos Mutante – La nostra recensione

Premessa:
Non solo Oppenheimer (LEGGI QUI LA NOSTRA RECENSIONE): anche stavolta il pubblico italiano ha dovuto attendere più di un mese per vedere nelle sale il film di Jeff Rowe, prodotto – tra gli altri – Seth Rogen. Visti i grandiosi incassi di Barbie e, purtroppo, gli incommensurabili danni che fa la pirateria, non sarebbe stata una scelta più oculata distribuire il film nelle sale il prima possibile?
L’alibi dell’estate e delle vacanze inizia ad essere un po’ debole; è più comprensibile il timore di vedere il film snobbato e schiacciato nella sfida  tra  i due kolossal dell’anno. Ma si sa: se il film è valido, il pubblico arriva. Un esempio? Il passaparola degli spettatori per  Elemental, partito come flop e ora arrivato a superare, globalmente, i 500 milioni di dollari, l’incasso più alto da diversi anni per un film originale e indipendente da ogni franchise. Fine polemichetta.

OK, ora parliamo del film:

Pensavate di aver toccato, a livello di estetica, la vetta con Across the SpiderVerse? Ora, il primato, quantomeno vacilla. La grafica di Caos Mutante è straordinaria, un’interessante commistione tra GCI, street art e fumetto che lascia a bocca aperta. Il paragone con il film dedicato a Miles Morales termina qui. Anzi no: anche in questo caso le quattro tartarughe sono adolescenti, hanno quindici anni, divise tra l’amore per il padre e il desiderio di visitare la superficie e vivere a contatto con gli umani. 

I ragazzi vivono nelle fognature con il padre adottivo,Splinter, un ratto, che come loro, ha subito una mutazione genetica a causa di un serio misterioso. 
A differenza degli anni 80-90, in questa versione Splinter non è un maestro di arti marziali, ma solamente un appassionato che sceglie di educare i quattro cuccioli – Leonardo, MIchelangelo, Donatello e Raffaello – all’autodifesa e alla cultura Ninja, insegnando a ciascuno di loro a utilizzare le armi della tradizione giapponese.  

Le quattro tartarughe, oltre che dal punto di vista emotivo e caratteriale, sono molto differenti anche dal punto di vista fisico ed estetico, una scelta stilistica che introduce lo spettatore fin sa subito alla diversità dei fratelli.
April O’Neil, altro personaggio storico del franchise, è un’adolescente afroamericana che vuole aiutare i quattro coetanei a diventare star dei social con le loro acrobazie e buone azioni, così da essere accettati dall’umanità e permettere a April stessa di farsi strada nel campo del giornalismo. 

Ehi, ma in tutto questo manca il supervillain: Superfly! Una mosca gigante che vuole distruggere l’umanità, colpevole di non accettare i mutanti. Ecco questi sono i punti salienti del film ma ci sono ancora diversi punti da segnalare.

Il primo è il resto dei mutanti presenti nel cast: come detto molto belli, ma poco utilizzati. Sono poco più di semplici macchiette. Un vero peccato, anche perché, tra i doppiatori originali si segnalano Post Malone, John Cena e Seth Rogen. Il secondo punto è legata alla colonna sonora, composta da due maestri del genere, Trent Reznor e Atticus Ross, già vincitori di Premi Oscar per The Social Network e Soul. Oltre ai pezzi strumentali inediti del dinamico duo, il film  presenta diverse perle musicali che non mi sento di spoilerare.

In generale tutto il film è pieno di riferimenti alla cultura pop, ma senza mai eccedere. Non ci si annoia, insomma. L’obiettivo è sicuramente raggiunto: girare un action movie rivolto a tutti coloro che desiderano divertirsi. In sintesi, Caos Mutante è un pregevole esempio di cosa significa proporre del sano intrattenimento.

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