Venom: The Last Dance – Recensione

L'ultimo ballo

Venom: The Last Dance - Recensione

Neanche questa volta il volenteroso Tom Hardy riesce a salvare la situazione. 

Venom: The Last Dance – La nostra recensione

Tom Hardy deve essere davvero affezionato a Venom per continuare a prestarsi – al netto del ricco cachet – ad interpretare film mediocri ambientati nello Spider Universe senza Spiderman,
Per l’ultimo ballo del simbionte, collabora come nel precedente, terribile capitolo La Fuga di Carnage al soggetto del film, insieme alla sceneggiatrice Kelly Marcel, promossa per l’occasione anche a regista. Il film inizia dove avevamo lasciato Eddie Brock e Venom: in Messico a bere tequila, facendo anche una breve capatina nell’Universo 616, quello ufficiale della Marvel insomma.

Non è uno spoiler, ma un dato di fatto: nessun incontro – probabilmente neanche in futuro – con Spiderman e classica battutaccia sul Multiverso che, se non è in Deadpool Style, risulta davvero ripetitiva e stantia.

Così Eddie e Brock rientrano nel loro universo, dove vengono inseguiti da mostruose creature aliene, gli xenophage, inviati da Knull, creatore dei simbionti, tradito da quest’ultimo e intrappolato in un limbo da cui può essere liberato solamente dal codex, un’energia che proviene solamente da Venom.

Nel frattempo il duo Eddie/Venom è in fuga verso New York per cercare di scagionarsi dall’accusa di omicidio. La vittima sarebbe l’agente di polizia Mulligan, in realtà rinchiuso nell’area 51 insieme al suo simbionte Toxin.  Intorno alle vicende di Brock e Venom, girano diverse e noiose sottotrame che rendono il film ancora più lento, confuso e non sufficiente. Persino l’introduzione di un personaggio sulla carta interessante come Knull non riesce a dare spunti interessanti al film.

Anche in questa nuova avventura proseguono gli sketch comici – o che comunque provano ad esserlo – tra Eddie e il suo (teoricamente) oscuro ospite, che addirittura delizia gli spettatori con uno scatenato ballo sulle musiche degli Abba in un hotel di Las Vegas. Ci sta ricalibrare la figura di Venom al cinema rispetto a ciò che possiamo leggere nei fumetti, dove il simbionte ricopre diversi ruoli che vanno oltre a quello di semplice villain. Tuttavia, questa scelta stilistica di presentarci Venom come un buzzurro, ironico mostro non risulta vincente: l’effetto finale è un brutto mix di Drax e Deadpool. 

Pur senza fare spoiler, si segnalano due scene post credit sconclusionate, quasi inutili e senza un minimo di hype.

Pur segnalando il periodo di generale difficoltà che stanno attraversando i cinecomics, i problemi di Last Dance vanno ben oltre: i personaggi sono poco sviluppati, le scene d’azione non particolarmente memorabili e la sceneggiatura troppo semplice e comunque non sempre scorrevole. Si salva Tom Hardy, che probabilmente nel progetto Venom è riuscito – probabilmente – a realizzare un sogno, interpretando uno dei villain più fighi di sempre.

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Informazioni su Mauro Orsi 155 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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