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Il grande dio Pan – Recensione

Il grande dio Pan - Recensione

Londra, fine dell’ottocento. Un esperimento medico mal riuscito, una vecchia conoscenza e un mistero da risolvere in un clima di tensione e decadenza. È intorno alla capacità di vedere oltre, al non detto, al solo accennato che ruota Il grande dio Pan

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Il grande Dio Pan – La nostra recensione

La vicenda si apre mostrandoci il dottor Raymond, che sottopone la giovane Mary ad un esperimento che le possa dare la capacità di sbloccare il terzo occhio e vedere oltre il velo della materialità. L’esperimento però fallisce, lasciando la donna in preda ad un intenso terrore che la porterà alla follia.

Anni dopo, in una Londra cupa, un uomo di nome Villiers incontra una vecchia conoscenza. L’amico sembra essere caduto in disgrazia e ormai prossimo al delirio. Interrogato sulle cause della sua condizione, l’uomo accusa sua moglie Helen. In un racconto dai toni farneticanti, sostiene di essere stato corrotto nel corpo e nell’anima e di aver visto l’inferno.

Nonostante appaiano come vaneggiamenti di un folle, Villiers ne è insospettito. Scopre inoltre che il vecchio era stato coinvolto, seppur marginalmente, in un caso di omicidio piuttosto sospetto. 

Nel mentre la città è scossa da un’ondata di suicidi inspiegabili e si profila, sempre più insistentemente, una donna misteriosa. Insieme ad altri due uomini della Londra per bene, Villiers decide di indagare per capire cosa stia succedendo.

Inizia così un viaggio in cui presente e passato si intrecciano, in cui ogni indizio rimanda ad un altro, in un crescendo di tensione. Indaghiamo l’orrore e lo percepiamo, senza che sia mai mostrato esplicitamente. Con gli accenni, gli intrecci, i sottintesi, riusciamo a percepire un senso di angoscia crescente, che ci porta a conoscere il male nelle sue forme primordiali. 

Il grande dio Pan è una magistrale versione a fumetti di un classico dell’orrore, l’omonimo racconto nato dalla penna di Arthur Machen.

L’organizzazione narrativa si unisce all’uso della grafica, così da ricreare le atmosfere dell’opera originale. Da una parte infatti, l’opera è suddivisa in capitoli, che ricreano un meccanismo di veri e propri incastri, in un crescendo narrativo. Dall’altra, le tavole sono principalmente in bianco e nero, con solo sprazzi di colore. La palette bicromatica è interrotta unicamente da accenni di blu. Sarà il colore a guidare il nostro sguardo verso indizi e non detti che rinchiudono in sé la chiave del mistero. Quest’uso del colore, che tratteggia senza mai rivelare appieno, aumenterà il nostro senso di ansia pagina dopo pagina. 

Bastano quindi poche immagini, quasi degli accenni, per ricreare un’atmosfera di paura, depravazione e riti perversi, portandoci a fondo nella storia. 

Il grande dio Pan ci porta in un universo di terrore e decadenza, in cui più ci addentriamo, più ci sentiamo travolti da forze primordiali. 

Leggiamo e vogliamo sapere, pur sentendo la paura che striscia al nostro fianco. È un racconto che investiga il male nelle sue forme più primitive e pure, come forza della natura, richiamando miti pagani. Risulta particolarmente interessante proprio perché ci porta a vedere la natura sotto una nuova luce. Spogliata della purezza, diventa sede di un male antico e precedente alla civiltà stessa.

Come ogni adattamento di opere classiche, si rivela sicuramente una piacevole scoperta per gli appassionati del genere. Poter vedere e ritrovare le atmosfere della storia originale ci permette di riscoprire un classico e apprezzarlo sotto una nuova veste. 

L’organizzazione della storia e il tratto dei disegni riescono a ricreare infatti quel senso di paura che scaturisce dal mai completamente dipinto, ma solo accennato. Le tavole concorrono ad avvolgere la storia ed il lettore in un alone cupo e freddo, in cui spiccano ancor di più per contrasto gli sprazzi di colore che ritraggono il male.

L’opera può essere anche un’ottima introduzione ad un grande classico. Rimane godibile, pur non conoscendo il racconto originale, e consigliata agli appassionati di mistero e orrore. Magari non conoscete l’opera di Machen, ma se vi piace lo stile di Lovecraft, troverete molte somiglianze e sicuramente apprezzerete anche questa storia e il suo adattamento.

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