La Storia del Topo Cattivo – Recensione

Oltre il fumetto

La Storia del Topo Cattivo - Recensione

Torna in un’elegante edizione, sempre per Tunué, il capolavoro di Bryan Talbot, vincitore del Premio Eisner come miglior graphic novel nel 1996. Una storia ancora tristemente attuale di un autore straordinario, capace di intuire il potere del fumetto come mezzo in grado di trattare ogni tematica.

La Storia del Topo Cattivo – La nostra recensione

Helen è una giovane homeless, accompagnata da una piccola topina. La premessa, così come lo stile delle illustrazioni e la storia narrata non hanno, però, nulla di fiabesco. Anzi, ci addentriamo negli angoli più torbidi della realtà.

La ragazza, insieme al suo piccolo topo da laboratorio, è fuggita da casa a causa degli abusi fisici che subiva dal padre. Una vergogna che Helen non riusciva ad esprimere a nessuno, tantomeno a sua madre, con la quale non c’era alcun rapporto. Anzi, la donna ha la malsana abitudine di insultare continuamente la figlia, ricordandole quanto la nascita della ragazza sia stata solo un incidente. Insomma è una figlia non desiderata, un fastidio. Questa è la vita di Helen: abusi fisici e psicologici da parte delle figure che l’hanno messa al mondo. Un senso di vergogna perenne, una sensazione di sporco e sbagliato nella pella. Una situazione che non può che portare ad una chiusura in se stessa totale, che causano in Helen anche la paura di essere anche solo abbracciata. La ragazza ha due sole certezze: la sua topina e le storie di Beatrix Potter, la grande scrittrice di fiabe con protagonisti animali e che condivide con la protagonista un’infanzia dura e solitaria.

Nei tre atti (Strada – Città – Campagna) della storia, Helen incontrerà diverse persone, che creeranno in lei una tempesta emozionale che non sempre riuscirà a domare. Ognuna di loro, sarà importante per  a comprendere meglio chi è, cosa ha subito e che non è più il caso di rimanere in silenzio.

Bryan Talbot ha fatto veramente un lavoro mastodontico dal punto di vista grafico e narrativo. Come racconta lui stesso nella postfazione (non ci provate a saltarla!) proporre al mondo dell’editoria un graphic novel che parla di abusi sessuali negli anni ’90 non fu proprio una passeggiata. Il fumetto era ancora percepito come un medium rivolto ai ragazzi. Talbot, insieme ad importantissimi colleghi (lui stesso ci ricorda il peso specifico di autori come Alan Moore, Neil Gaiman e Art Spiegelman) ha iniziato un percorso di ampliamento del pubblico del fumetto, proponendo opere mature, meno immediate e molto forti.

*: ovviamente, la terapia e il sostegno delle persone care sono imprescindibili.

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Informazioni su Mauro Orsi 157 Articoli

Lettore compulsivo, appassionato di cinema e musica. Ama le storie: raccontate, vissute, disegnate, cantate, scritte o sognate. Insomma di tutto, un po'(p).

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