Questa volta Leviathan ha esagerato. Non si è limitata alla solita evocazione demoniaca su scala apocalittica, ha fatto di più! Ha riportato in vita le luride e quanto mai umanissime strade della Grande Mela degli anni ‘70. Un posto che non esiste quasi più neppure nei libri di scuola, pieno di degrado, violenza e belle donne. José Luis Vidal e Francisco Asencio ricostruiscono uno scenario che da sempre ha una propria liturgia da far marciare: il polizesco all’americana di matrice noir procedurale.
Questo tipo di storie si avvale di alcune meccaniche che in Buddies vengono rivisitate e condite da una saporitissima salsa weird. Incontriamo Jim e Matt, i due buddies del titolo, poliziotti sui generis. Il biondo e il moro. Il marcio ed il marcissimo. Con le loro conoscenze ed il loro carico di violenza repressa riescono ad arrotondare lo stipendio del dipartimento inserendosi nel traffico di stupefacenti e ritagliandosi la loro, cospicua, fetta di torta.
Jim e Matt si muovono in una metropoli tentacolare, sporca, che fatica a proiettarsi in un futuro che le era stato promesso ma che tarda ad arrivare. Ed è proprio la città, con i suoi anfratti, i suoi vicoli, i magazzini abbandonati, i diner lerci, ad essere protagonista assoluta della vicenda. Jim e Matt fanno solo l’errore di pestare i piedi alla persona sbagliata ed ora l’inferno sta per abbattersi sulla città.
La sceneggiatura
José Luis Vidal scrive una storia carica di ironia, dove i topoi del genere vengono continuamente smontati ed analizzati dall’interno, ovvero l’inseguimento, la sparatoria, l’interrogatorio, che vengono presi in esame in una chiave ironica che permette di guardarli dalla giusta distanza, soprattutto quando si mescolando col genere weird. La chiave pulp horror arriva nella seconda parte della storia. La capacità di Vidal è quella di alleggerire il tutto con dialoghi secchi e perfettamente calzanti.
Le tavole
Francisco Asencio è un maestro della regia. Disegna le tavole di buddies con in mente un repertorio di film di genere e classici assortiti. Il suo character design vira verso un piglio ironico, dando a tutti i personaggi fattezze leggermente caricaturali e la sua linea è efficace e pulita. Ogni aspetto delle sue tavole è perfettamente integrato con un livello di dettaglio impressionante. A fare ancora più colpo è la colorazione, carica di tinte sature, che porta nuova luce alla città di New York. La sua versatilità esplode nelle sequenze finali della storia dove gli elementi weird si mescolano a quelli pulp dando energia ad una storia carica di tensione.
La criminalità organizzata …e gli zombi
In Buddies si fondono diversi elementi che raramente si sono trovati a convivere. Se la prima parte della narrazione ha uno sviluppo squisitamente procedurale che accompagna i due buddies in un agguato e nel conseguente depistaggio, la seconda parte assume connotazioni squisitamente sovrannaturali. Le regole legate alle storie di zombie assumono qui la componente primigenia, legata all’aspetto folcloristico del genere. Lo showdown finale, e l’altrettanto macabra conclusione, sono cronometrate al millimetro, presentando due personaggi maturi di cui desidereremmo leggere di più.
I riferimenti
La città di New York, prima della “tolleranza zero”del sindaco Giuliani, viveva in un degrado che è stato riprodotto in centinaia di storie e film. Tutto quello che vedete in queste tavole (a parte gli zombi, ovvio) ha connotazioni ben radicate nella realtà della città. Parlare di Jim e Matt significa prendere in considerazione le decine di coppie televisive e cinematografice che sono state utilizzate per raccontare il marciume della città. Se volete il mio parere, siamo più dalle parti di Julles e Vincent Vega che di Starsky ed Hutch. La componente pulp è straordinariamente rappresentata in una chiave ironica che ne alleggerisce gli elementi drammatici, condendo il tutto con uno straordinario dito medio indirizzato al politicamente corretto.
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