Edizioni NPE é una casa editrice su cui fare sempre affidamento. Ha sempre proposto al pubblico titoli interessanti in tutti gli ambiti coinvolti: fumetto, saggistica, o – come in questo caso – grandi sfide editoriali come la trasposizione a fumetti di opere cinematografiche legate a generi come horror – weird d’autore. Oggi ci soffermiamo sul lavoro di Andrea Cavaletto, che ha illustrato il famoso cortometraggio di Luis Bunuel – in collaborazione con Salvador Dalì – del 1929.
Chiariamo subito un punto: questa non é una recensione, sono appunti di viaggio di chi scrive dopo essersi imbattuto nel bellissimo libro illustrato da Andrea Cavaletto (già sceneggiatore per il fumetto bonelliano e il cinema di genere).
Un Chien Andalou – La nostra “recensione”
Nella prefazione di Andrea Guglielmo si parla del corto di Bunuel – disponibile su YouTube – come di un’opera “incriticabile, in – analizzabile”, a meno che si voglia trovare a tutti i costi un significato, con la certezza di uscirsene con un pensiero banale. Sia il giornalista che Cavaletto stesso nella sua introduzione citano diversi cineasti che, attraverso le loro opere più o meno mainstream, hanno accompagnato (o abbandonato?) i loro spettatori a scoprire gli anfratti più o meno bui della propria mente. Su tutti, vi cito quello che a parer mio, ha sicuramente proseguito ( e ampliato) questo percorso introspettivo – psicoanalitico, ossia sua maestà David Lynch. Avete dunque capito, cari lettori, che in che ambito cinematografico/Letterario ci troviamo? Nascosto, buio, indefinibile. E per alcuni interessante, per altri irritante, per altri ancora senza senso nella sua accezione più comune. Sono tutti punti di vista interessanti e rispettabili che possono anche scontrarsi nella medesima persona, mentre osserva il corto di Bunuel o il libro di Cavaletto.
Perché introdurre lo spettatore all’opera con un uomo che taglia un occhio a una donna con un rasoio? Perché dividere il “racconto” in cinque parti attraverso delle didascalie/capitoli che seguono un tempo ma non uno spazio?
Queste sono solo alcune sequenze (anche se la definizione più azzeccata mi sembra quella di quadri in movimento) che Bunuel e Dalì (e di conseguenza Cavaletto) presentano ai loro spettatori, senza risparmiare nulla di tutto ciò che racchiude la mente umana, anche ciò che ci fa provare vergogna o disgusto, fino ad arrivare ai desideri più erotici – animaleschi.
Non sempre nella vita, siamo pronti ad affrontare la realtà, sia essa conscia o inconscia. Siete (Siamo) pronti ad affrontarla attraverso un turbinio di visioni che lo splendido lavoro di Cavaletto ci offre, sfogliando un libro scarno di parole, ma colmo di contenuti? Difficile dare una risposta netta e sicura, come è difficile affrontare le proprie nevrosi. Dante si incamminò nella selva oscura, secoli prima.
Dagli studi umanistici più raffinati alla cultura pop più bistrattata, c’è sempre stata una ricerca di significato, un desiderio di esplorare il buio, di andare oltre. Oltre le colonne di Ercole, oltre il pianeta Terra, oltre la vita terrena, oltre lo spazio e il tempo, oltre i pensieri più nitidi. È la voglia innata di scoprire, non sempre accompagnata dalla certezza di trovarlo questo significato ultimo.
Il sociologo Pierre Bourdieu, cinquant’anni dopo l’uscita di Un Chien Andalou, pubblica un saggio dal titolo “La distinzione. Critica sociale al gusto”, nel quale rovescia la visione della cultura occidentale, definendola tranquillante e non stimolante. La scoperta (o riscoperta) di un’opera sovversiva come quella di Bunuel sicuramente apre ad un’altra interessante riflessione: esistono ancora oggi registi/sceneggiatori/autori coraggiosi stimolanti? O meglio, riescono ancora ad emergere nell’enorme (e non sempre di qualità) offerta di cinema, web, letteratura (illustrata e non)?
Le domande che emergono sono molte, queste sono quelle che ho voluto condividere con voi durante il mio viaggio.
Cosa posso dirvi ancora? Il libro di Cavaletto è davvero notevole ed ancora più apprezzabile se lo si sfoglia dopo la visione del corto. Tutto ciò che vi provocherà la visione e la lettura, sarà sicuramente molto intenso, ma non é detto che sarà piacevole. È questo che chiediamo all’Arte? A noi appassionati cercare la risposta più convincente.
P.s: non vi aspettavate un voto finale vero?