Giochi Uniti inizia già a pensare al 2025 annunciando due giochi in arrivo il prossimo anno: si tratta di Luthier e di Belphègor. Andiamo a scoprire più da vicino di cosa si tratta.
Luthier
Luthier trasporta i giocatori nell’epoca d’oro della musica classica, quando l’arte degli strumenti era sostenuta in egual misura da abili artigiani, nobili mecenati, virtuosi esecutori e famosi compositori come Bach, Mozart e Beethoven.
Utilizzando una nuova e unica combinazione di offerte nascoste e piazzamento lavoratori, i giocatori gestiscono risorse per creare vari strumenti musicali nel loro laboratorio, mentre corteggiano veri mecenati storici attraverso un tableau personale di azioni e bonus in continua evoluzione. Ogni giocatore sceglie come bilanciare il miglioramento delle competenze su più tracciati, sbloccando abilità specializzate dei lavoratori e altri bonus. La scelta di concentrarsi su diverse strategie e obiettivi di gioco, come esibizioni musicali, costruzione e riparazione di strumenti, formazione degli apprendisti e espansione del laboratorio, e la reputazione complessiva come costruttore di strumenti, forniscono molteplici percorsi per la vittoria.
Meccaniche principali: Aste, Piazzamento lavoratori
Belphègor
Nuovo prodotto di Sir Chester Cobblepot (da cui già Lettere da Whitechapel, Whitehall Mystery e Penny Dreadfuls) che arriverà in Italia l’anno prossimo in data ancora da definirsi. Vi lascio un po’ di informazioni date da Cobblepot, che danno un’idea di come contestualizzare questo gioco dal punto di vista di ispirazione e storia che ha alle spalle.
Cinque curiosi Detective indagano in una vivace Parigi degli anni Venti del Novecento per scoprire l’identità del misterioso “fantasma”, che nelle sale del famoso museo si è macchiato della morte di un impavido custode: bisogna arrestarlo prima che possa fuggire con il prezioso bottino di cui si è indebitamente appropriato.
Il Fantasma del Louvre
Domenica 17 maggio 1925, alle ore una del mattino, una forma umana avvolta in un nero sudario sorge improvvisamente dalle ombre. L’oscura figura avanza silenziosamente, come se i suoi piedi non toccassero il suolo, attraversando l’oscurità delle sale, avvolta dalle tenebre: c’è un fantasma nel museo del Louvre! Presso la statua di Belfagor, dio dei Moabiti, il guardiano Sabarat giace morto ai piedi di quella sconcertante ed enigmatica maschera nera da cui brillano due occhi come lumi fosforescenti: chi vi si nasconde?
I moabiti sono stati un’antica popolazione semitica che viveva lungo le rive orientali del Mar Morto, più precisamente nell’altopiano di Kerak, nella regione montuosa chiamata Moab. Perché allora tanti ricordano una statua egizia nelle sale del Louvre?
Perché nella serie tv del 1965 fu fatta questa (azzeccata) modifica che ha contribuito certamente ad aumentare il fascino occulto del Fantasma.
Il Fantasma del Louvre è un personaggio inventato dallo scrittore e sceneggiatore Arthur Bernède nel suo romanzo pubblicato nel 1927 in cinquantanove puntate da Le Petit Parisien, un quotidiano parigino. Nelle pagine del libro, il nome «Belfagor» gli viene attribuito a causa della statua vicino alla quale il Fantasma sopprime il guardiano del museo che lo ha sorpreso nella sua prima comparsa. In realtà, così come nel gioco, sotto il nero travestimento c’è una persona che non agisce da sola. Con Belfagor si muove un’intera banda, composta da tante figure, alcune più colpevoli altre strumentalizzate, asservite o ignare di essere complici di malviventi.
Due generi si fondono con grandissima maestria e l’opera di Bernède è destinata sin da subito ad accendere la fantasia di tanti lettori prima, di cineasti dopo, e di diverse generazioni a venire in seguito. L’emozionante ed esoterico mistero ha inquietato intere generazioni di telespettatori, grazie alla fortunata trasposizione televisiva che quarant’anni dopo, nel 1965, vide la presenza di un’icona come l’affascinante cantante e attrice francese Juliette Greco, fino alle successive trasposizioni cinematografiche realizzate molti anni dopo.
Nonostante gli sforzi del regista Jean-Paul Salomé, il film celebrativo del 2001, distanziandosi dal soggetto dell’autore, non premia l’interpretazione di Sophie Marceau e la pellicola non trasmette le emozioni che dovrebbe emanare. Fortunatamente il libro è tornato disponibile e, concedendogli gli anni che ha accumulato, è un’ottima lettura ancora per tanti. Nella magia del bianco e nero la serie tv non può invece mancare se volete ritrovarvi nelle stesse atmosfere in cui da bambini i nostri autori, hanno “incontrato” e oggi ritrovato Belfagor in questa loro opera ludica.
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