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Speak no Evil – Recensione

Speak no Evil - Recensione

Christian Tafdrup scrive e dirige uno straordinario film tra il grottesco, il thirller e l’horror, osannato e premiato in diversi festival europei e al Sundance. Una favola nera sulle relazioni, i piccoli screzi e la tendenza a lasciar andare, per non “perdere la faccia”.

Speak No Evil – La nostra recensione

In diverse occasioni qui a NerdGames vi abbiamo parlato di come la percezione della paura sia soggettiva e irrazionale, ma assolutamente reale per chi la percepisce. Si insinua negli antri più bui della nostra mente e scava delle voragini. Christian Tafdrup ci gioca con le nostre paure, realizzando un film davvero originale. 
Come racconta lo stesso regista – e sceneggiatore della pellicola, insieme al fratello Mads – nell’intervista contenuta nel booklet del dvd, non sono tanto i vampiri o i mostri a spaventarci, ma questioni più piccole e quotidiane, che riescono tuttavia a erodere la nostra (apparente?)  tranquillità.

Un esempio? Il timore di non risultare agli occhi degli altri abbastanza gentili, democratici e open minded. Si evitano piccoli battibecchi, si lascia andare. Già, ma fino a che punto?Tafdrup riesce a inserire questo concetto, così sottile ma reale, nella sua opera, in un continuo pendolo emotivo tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che si dovrebbe lasciar perdere.

L’incipit della storia è semplice ed efficace: in Toscana, i danesi Bjorn,Louise e la loro figlia Agnes incontrano una famiglia olandese formata da Patrick, Karin e Abel. Il piccolo non parla, sembrerebbe inizialmente per un mancato sviluppo della lingua.

Tra le due famiglie nasce una simpatia, iniziano a frequentarsi e gli Olandesi ospitano i nuovi amici per trascorrere del tempo insieme. Con il passare del tempo,Patrick e Karin, più estroversi di Bjorn e Louise, iniziano a lasciarsi andare a comportamenti irritanti, come obbligare la vegana Louise a mangiare carne, lasciar pagare il conto di una cena salata a Bjorn, alzare il gomito e lasciarsi andare a convinte effusioni in pubblico. Tutte piccole cose, che si possono lasciar andare. O forse no? Dopotutto, Bjorn e Louise potevano andarsene.

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