Oggi siamo felici di presentavi Terxo, un boardgame astratto e strategico che vuole essere un’evoluzione (termine riduttivo) del famoso tris. Per farvi conoscere meglio questa nuova realtà dei giochi in scatola abbiamo intervista in esclusiva il suo creatore, Simone Paganoni. Ecco cosa ci ha raccontato.
Terxo – L’intervista
NerdGames: Di che gioco si tratta? In cosa consiste?
Simone Paganoni: Tecnicamente Terxo è un astratto d’allineamento ad informazione completa. Un’evoluzione del classico tris per intenderci.
Lo sviluppo della partita porta alla costruzione di un cubo 3x3x3. Alla fine, quando i pezzi finiscono chi ha fatto più tris vince.
Si potrebbe anche dire che si tratti di un tris 3D, ma è molto più di un tris 3D. Nella descrizione matematica del gioco il numero 3 ricorre in continuazione.
3 sono le caratteristiche che definiscono ogni pezzo (Colore del dado, simbolo rappresentato sul dado, e colore del simbolo), 3 sono i valori che ogni caratteristica può assumere. 3^3 = 27 dadi tutti diversi che costituiscono il set di gioco.
I tris (gli allineamenti) sono possibili per ogni caratteristica dei dadi attraverso ogni direzione del cubo. Il gioco si può giocare fino a 4 giocatori ed una partita dura dai 20 ai30 minuti.
NerdGames: Come è nata l’idea di Terxo?
Simone Paganoni: L’idea di Terxo è nata di notte in una gelida stanza di Dublino nel novembre 2016 a 100 metri Glasnevin, il cimitero cattolico più grande d’Irlanda.C’è voluto ben un quarto d’ora di pensieri fortissimi per visualizzarlo, non sapevo ancora che si sarebbe trattato di dadi colorati rappresentanti simboli colorati, ma sapevo con precisione che si sarebbe trattato di un cubo e che ogni caratteristica avrebbe potuto dare un allineamento attraverso ogni direzione del cubo.
NerdGames: Quanto tempo ha richiesto la realizzazione di Terxo? Hai incontrato difficoltà?
Simone Paganoni: Da 3 anni credo in questa idea. il primo prototipo in carta l’ho realizzato nel febbraio 2017, a marzo 2017, tagliavo e coloravo in garage i primi dadi di legno (una settimana per creare il primo set di gioco). Subito sono iniziati i primi test con amici, conoscenti e persone incontrate in strada, nei pub, in treno. Il gioco funzionava, le regole erano semplici, si trattava solo di definirne i dettagli.
L’idea dei simboli X ed O non poteva essere altrimenti trattandosi di un tris, mi serviva un terzo elemento, semplice ed essenziale, ho scelto un punto. La scelta dei colori è arrivata dopo una ventina di test. Dopo di che ho iniziato a dipingere a mano migliaia di dadi. Non so se parlare di difficoltà, lavorandoci da solo nei ritagli di tempo ogni avanzamento sembra impercettibile, mi rendo conto dei progressi solo girandomi e guardando indietro di qualche mese, poi faccio il conto delle ore spese e dei materiali e dico: “apperò..”
Continuo a lavorarci da solo, ho provato a contattare diversi addetti ai lavori, per ora nessuno è interessato, nessuno vuole rischiare, e allora continuo a farlo come passatempo seguendo la strada dell’autoproduzione. Ci sono momenti di sconforto.. poi a luglio vado a Caldè. Il gioco viene usato nel torneo di giochi astratti, lascio delle copia autografate e mi convinco ad andare avanti.
NerdGames: Quale credi sia il prototipo di giocatore a cui potrebbe piacere Terxo?
Simone Paganoni: Questa è La domanda più difficile. Prima di questa esperienza non mi sono mai occupato di giochi e non mi era mai capitato di pensare alle infinite declinazioni che può avere la parola “gioco”. Usiamo tutti la stessa parola per definire dei mondi completamente diversi, spesso lontani.
Per esperienza ho avuto grosse soddisfazioni lasciando copie del gioco in pub, la gente ci gioca, si prende bene e mi chiama per averlo. Solitamente non sono appassionati di board games, apprezzano la semplicità del gioco (ho sintetizzato il regolamento in 10 punti), l’estetica, l’originalità dell’idea. Quando mi capita di partecipare a fiere viene acquistato principalmente da famiglie con figli.
Belle soddisfazioni mi sono arrivate anche dalla partecipazione al festival di giochi astratti di Caldè, appassionati dei grandi classici del ragionamento. È un gioco estremamente semplice che può raggiungere profondità di logica inaspettate, un grattacapo che dopo centinaia di partite continua a stupirmi.
NerdGames: Quali sono i giochi o le altre fonti che ti hanno ispirato per la realizzazione di Terxo?
Simone Paganoni: Partiamo dal nome, Terxo, l’intento è chiaramente quello di richiamare il numero 3 e quindi la struttura matematica che tiene in piedi il gioco. Ma “terxo”, terzo, è anche una citazione…
Il percorso mentale che mi ha portato all’invenzione di Terxo è partito da una destrutturalizzazione di Quarto. Avevo appena conosciuto Quarto e ne ero rimasto affascinato, immaginare Quarto come 4 copie di forza 4 giocate contemporaneamente è stato il primo passaggio creativo.
In Quarto ogni caratteristica è binaria, questo è il motivo per cui abbiamo 4^2 = 16 pezzi che posso riempire uno spazio piano 4*4. Cosa potevo fare per riempire coerentemente un’altro spazio? EUREKA!! Usare una base ternaria! Questo permette a Terxo di “lievitare” (aver studiato le basi numeriche mi ha dato l’illuminazione). Questo non bastava, ho anche dovuto ridurre la lunghezza dell’allineamento e tornare al buon vecchio tris… e il gioco è fatto, il cubo 3x3x3 era pronto.
NerdGames: Quali sono gli obiettivi per questo gioco?
Simone Paganoni: Per ora autoproduco, vorrei vederlo camminare con le sue gambe.
NerdGames: Grazie per averci concesso questa intervista. Concludiamo con uno sguardo al futuro. Quali sono invece i tuoi progetti per il futuro? Altri giochi in cantiere?
Simone Paganoni: Come dicevo, sono entrato nel “game design” per caso ho mille interessi ma nessuna passione, mi piace pensare che sia stato Terxo a farsi inventare. Per ora voglio dedicarmi a questo figlio unico, vederlo crescere, il mondo è già pieno di cose inventate per smanie d’invenzione aggiungendo cose a caso ad altre cose a caso, l’entropia aumenta, una cosa che mi rende orgoglioso di questo progetto è la sensazione di aver creato “togliendo”, incastrando pezzi di idee in un minimo d’energia.
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