Four Gardens – Recensione

I giardini d'Oriente, tra le spezie e i bazar

Four Gardens - Recensione

Sarà la distanza, saranno i samurai, sarà il sushi, sarà la culla della cultura nerd, saranno gli anime o i manga ma è innegabile che il Giappone eserciti su di noi un discreto fascino. E così, grazie a Uplay Edizioni, ora tutti noi possiamo avere un pizzico di Sol Levante in casa, giusto quel quantitativo sufficiente per evadere con l’immaginazione senza rinunciare al sano divertimento. Benvenuti a Four Gardens.

SCHEDA FOUR GARDENS

Contenuto

  • 1 Pagoda
  • 1 Guida alla costruzione della pagoda
  • 1 Regolamento
  • 70 Carte
  • 1 Plancia della Benevolenza
  • 4 Tessere pianificazione
  • 12 Tessere bonus
  • 60 Segnalini risorse
  • 16 Segnapunti

Four Garden – La nostra recensione

“Oh ma che bel castello marcondirondirondello” recita una famosa filastrocca e, licenze SIAE permettendo, oserei un “oh ma che bella pagoda marcondirondirindoda”. Appurato che la carriera di paroliere musicale non fa per me, voglio iniziare questa recensione proprio dall’elemento che più tutti caratterizza Four Gardens, sia per estetica sia per dinamiche di gioco: la pagoda che troneggerà al centro del vostro tavolo e che svolgerà di fatto le mansioni di plancia e metronomo insindacabile per raggiungere la vittoria. Facile da costruire e altrettanto facile da riporre nella scatola (non preoccupatevi di dimensioni, tutto ha il suo posto), questa è composta da quattro piani sovrapposti che si possono liberamente ruotare, in senso orario o antiorario: la rotazione sull’asse determinerà la tipologia di risorse che si andranno a raccogliere, grazie alle raffigurazioni poste sul tetto.

In questo gioco di Martin Dolezal infatti dovrete tirare fuori alcuni lati nascosti della vostra personalità, come quello di giardiniere, mercante o paesaggista. Poco importa in quale ordine ma la cosa fondamentale è riuscire ad amalgamare queste tre componenti, come ingredienti di una ricetta la cui preparazione non è detto debba essere fatta per forza con lo stesso passaggio.
Ad ognuna di queste anime è abbinato un preciso elemento o una specifica dinamica: le carte di gioco saranno il driver che vi farà interagire con la pagoda per la scelta e la raccolta delle materie prime come pietra, legno, erba o acqua che, combinate tra loro per quantità e quantità, permettono di trasformare le nostra carte in frammenti di un paesaggio, naturalmente dalle tinte orientaleggianti.
Le risorse andranno raccolte con senno, poste nel magazzino, fino a quando ci sarà spazio, e poi collocate al momento opportuno sulle carte che abbiamo giocato, così da poter completare il paesaggio. Tutte queste azioni (sono 4 in totale), e sostanzialmente ogni azione che possiamo spendere durante il nostro turno (3 azioni per turno), hanno un costo, quantificabile con lo scarto di una carta. Le nostra bontà creativa nel dare vita a lussureggianti vedute ci consentirà infine di ingraziarci le divinità grazie alle quali potremo scalare verso la vittoria. Più lontano ci spingeremo sulla plancia della benevolenza, lì proprio dove risiedono le divinità, più sarà facile essere eletti il vincitore.

Amministrare e sapere giocare quali carte – e quando farlo -, raccogliere le giuste risorse, interagire con la pagoda, spendere le risorse per dare vita a un paesaggio o a un frammento di esso, sono le azioni cardini attorno a cui ruota Fuor Gardens. Le meccaniche di gioco sono di per sé di facile apprendimento e di ciò ne è una prova schiacciante il breve regolamento incluso nella confezione. Le componenti di gioco fanno il resto: non è così frequente riuscire a interfacciarsi con un boardgame che possa risultare alla vista così bello e gradevole e, fatto da non trascurare, quando parliamo di risorse non parliamo di gettoni o carte ma di veri e propri oggetti tridimensionali che svolgono la classica funzione di ciliegina sulla torta, sperando che vi piacciano i dolci.

Se state cercando un gioco godibile non di alta difficoltà, se siete appassionati dei boardgame di gestione risorse, se amate il Giappone, se non sapete nulla di nanotecnologie applicate (ma anche sì)… Insomma, Four Gardens è un bel titolo che merita di essere giocato e ammirato. Ne vale la pena.


Informazioni su Samuele "SamWolf" Zaboi 6039 Articoli

Videogiocatore da sempre, amante di boardgame, fumetti, cinema e Serie TV. Affascinato da ciò che è insolito e inusuale. Vita da nerd.
"Everybody lies. No exceptions."
Fondatore e ideatore di NerdGames.it
#powertobenerd

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