La recensione che segue contiene SPOILER, ma sapete cosa? Oggi sono stato tentato di non scriverla questa premessa. Gli SPOILER ci avrebbero risparmiato questo momento ed in quest’ottica vanno rivalutati. Abbiamo combattuto, per anni, la guerra sbagliata.
Sono le 6.20 quando in casa Manq partono i titoli di coda dell’ultimo episodio di sempre di Game of Thrones. Sulla faccia devo aver avuto un’espressione ebete, con la bocca semi aperta. Asciutta. Lunghi attimi senza sapere cosa dire. È mia moglie a rompere il silenzio solenne che, complice l’orario, regna in casa.
“Ma come Gianni Cuperlo?”
Ridiamoci su dai, non credo ci sia altro da fare no? Nell’ultima settimana si è fatto un gran parlare della petizione che i “fan” starebbero firmando per chiedere la riscrittura integrale dell’ottava stagione di Game of Thrones, ma mi piace pensare questi fan non leggano le mie recensioni. Preferisco immaginarli tutti impegnati a scrivere tweet come questo:
Non sta allo spettatore scegliere la fine di un’opera. In nessun caso. Se Dio vuole, l’arte non sarà mai sottoposta al processo democratico*.
Questo significa che ci dobbiamo far piacere tutto per forza?
Fuck no. Possiamo parlarne.
La verità però è che io non so cosa dire. Otto anni sono tanti, mettendoci il carico del tempo speso a leggere i libri diventano anche di più. Un investimento tale non può non portarsi dietro il peso delle aspettative e se come detto non è legittimo pretendere il proprio finale, lo è restare delusi. Che poi, ad essere onesti, io non ce l’ho mai avuto il mio finale dei sogni, in generale, ma soprattutto dopo la piega presa dalla vicenda nell’ultimo episodio. Sta mattina mi sono alzato con la curiosità di capire come sarebbe finita, non con l’esigenza di trovare conferme.
Partiamo da lì allora: com’è finita? Male.
Malissimo, anzi. Se vogliamo riportare l’intera opera ai suoi tre personaggi chiave, quelli che nella testa di molti fan della saga letteraria corrisponderebbero alle tre teste del drago Targaryen, abbiamo tre archi narrativi chiusi con la sconfitta. Io credo sia questa la zavorra più grande che ha affossato questa stagione finale: la volontà degli autori di non operare una scelta che premiasse uno tra Dany, Jon e Tyrion. Non parlo necessariamente del trono, intendo proprio un percorso in cui il punto finale fosse migliore di quello iniziale.
La regina in esilio muore dopo aver riconquistato il suo regno, il bastardo perde l’onore su cui ha costruito una credibilità che il cognome non poteva dargli ed il folletto, per cui contava unicamente sentirsi legittimato nel ruolo di potere che gli sarebbe spettato per nascita, rinnegato fino alla cancellazione dai libri di storia.
I tanti che per mesi ce l’hanno menata con “so già che finirà tutto rose e fiori, sarà uno schifo, bla bla bla…” potranno festeggiare. Allora perchè non sentiamo i caroselli per strada?
Semplice: il finale, bello o brutto, positivo o negativo che sia, non conta niente di per se stesso, ma è fondamentale per dare un senso compiuto all’opera e ai suoi protagonisti. In questo sta il fallimento più grande: otto anni a costruire percorsi di sviluppo che, di fatto, non hanno aggiunto niente alla conclusione della storia, lasciandoci così la sensazione di aver perso tempo. Pensate solo al discorso sulle origine di Jon. A conti fatti, cosa ha apportato al personaggio scoprire di essere Aegon Targaryen, il legittimo erede del Trono di Spade? Niente. Non sto parlando di sviluppo della storia, ma proprio di personaggio. Alla fine compie il sacrificio più grande “solamente” per proteggere le sue sorelle, la famiglia originale verso cui si sentiva votato fin dal giorno uno. Se vogliamo si è tornati alla prima scelta di Jon (stagione 1), quando dovette decidere se disertare per aiutare Rob o restare fedele al suo giuramento. L’opzione B aveva innescato un processo di crescita che ci ha permesso di vederlo sviluppare per sei stagioni e che, con una sorta di colpo di spugna, è stato spazzato via in queste ultime sei puntate riconsegnandocelo, di fatto, come resettato.
E allora vaffanculo dispiace.
Per non parlare di marinArya (oddio che gioco di parole orrendo, adesso mando il CV a quel giornale libero e scanzonatissimo che su ‘ste cose ci campa. Sai mai.). L’idea di farla diventare esploratrice di mondi nuovi e lontani, senza una giustificazione plausibile, puzza fin troppo di spin off, quindi meglio chiarire subito una cosa.
Piuttosto mi cavo gli occhi. It’s over.
Finale ampiamente insoddisfacente, per quel che mi riguarda, ma è stato anche un episodio brutto? Difficile scindere le due cose. Certamente prima e dopo il grande colpo al cuore si respirano due arie diverse (no gag here, I swear), con toni drammatici e solenni prima e decisamente più rilassati (eufemismo) poi. Ci sono almeno due scene per me davvero belle e di impatto:
1) Dany che arriva camminando dopo la strage con le ali di Drogon alle sue spalle che la rendono un po’ drago e un po’ demone.
2) Il simbolismo di Drogon che esce da sotto la neve nel momento in cui Jon uccide il suo essere Snow ed abbraccia la sua natura Targaryen.
Tolte quelle, nulla è lontanamente vicino alla cura mostrata anche solo nell’episodio precedente. Non ci sono dialoghi memorabili, non ci sono grandi prove attoriali o scene visivamente eclatanti. Un episodio sullo standard della serie, quindi certamente alto, ma forse non sufficiente ad essere il Finale. Settantotto minuti sulle spalle di Peter Dinklage non capitano molto spesso, in ogni caso, e non credo ricapiteranno a breve in altri contesti, quindi se vogliamo sono contento di essermeli goduti un’ultima volta.
Ormai è diventato impossibile discutere di Game of Thrones senza parlare dei nonsense di ciascun episodio. Sapete come la penso, la logica ferrea non è il primo parametro che cerco in una serie fantasy, ma qui ci sono almeno due elementi che è impossibile non discutere.
Il primo è la scelta di Drogon di non incenerire Jon, ma accanirsi sul trono. Tipo: “Hai ucciso mia madre, ma solo per colpa di questo vuoto simbolo di potere che plagia le persone e tira fuori dagli uomini il peggio della loro natura, quindi io ora lo distruggo e pongo fine, fisicamente e simbolicamente, a questa situazione perdurata ormai troppi secoli.” Anche no dai. Davvero. No. O sono bestie senzienti, e allora non confondono capre e bambini quando hanno appetito, oppure sono animali terrificanti ed istintivi, e quindi tanti cari saluti a Jon. Tertium non datur.
Il secondo è Bran sul trono, eletto da un cumulo di persone messe insieme solo sulla base del minutaggio a video. Lo stesso Bran che, da due stagioni, ogni volta che gli si diceva: “Sei il lord di Grande Inverno” rispondeva: “Io non sono un lord, sono il corvo bla bla bla noia bla bla”. E non venite a dirmi che è perchè lui sapeva di dover finire sul trono perchè questo è un film che vi siete fatti voi. Bran non prevede il futuro, Bran conosce ogni cosa del passato. E basta.
Scrivere di questo episodio sta diventando un calvario, perdonatemi. E’ che più ci ragiono e meno mi convinco possa essere davvero andata a finire così male. Sarebbe potuto essere peggio? Certamente sì. Avrei potuto prenderla peggio? Assolutamente no.
Non è il post(o) per discutere della relazione tra serie TV e libri, ma non posso ignorare la battaglia che incombe all’orizzonte contro tutti i profeti del “Eh, quando scriveva Martin i treni arrivavano in orario”, quindi vi incollo qui la mia modestissima opinione, originariamente uscita come contributo non richiesto ad una discussione sterile su Facebook. Magari edito qualche francesismo per non turbare i più piccoli.
I numeri dicono che Martin ha fatto uscire 12 libri, di cui 5 fanno cagare sono brutti. Se vi piace usare il sistema metrico statunitense siamo a 2 brutti su 5. Con Martin avete (rivolto alla fanbase di cui sopra) il rapporto che si ha con gli ex fidanzati dieci anni dopo essersi lasciati: il ricordo è tutto bello e si tende a dimenticare perchè sia finita male.
State dando retta ad un tizio che non sa evidentemente che pesci pigliare col materiale che ha scritto. Magari finirà la saga, magari no, in ogni caso parliamo di uno ormai talmente privo di coraggio da cambiare in corsa rami fondamentali della trama che aveva scritto solo perchè negli anni i fan, stufi di aspettare, avevano intuito i colpi di scena, uno che ha perso la misura di quante volte si possa fare il trick del “è morto… ah no scusate, ci siete cascati”.
Aspettate i libri? Buon per voi, magari saranno stupendi. Io non ricordo nemmeno un decimo delle microtrame che aveva messo in piedi, per me una saga del genere scritta con 10 anni di distanza tra un capitolo e quello successivo non ha senso, e non posso rileggere 8K pagine ogni volta. Ho già un lavoro.
Questa serie ha dei difetti? A voglia. Almeno però ha provato a tirare insieme un prodotto che sul più bello il suo creatore ha di fatto abbandonato e lo ha fatto con sufficiente voglia di completezza e spirito di iniziativa. Può non piacere a tutti, ci sta, ma ‘sta farsa che Martin avrebbe fatto meglio non si può più leggere. Martin non ha fatto meglio. Martin non ha fatto proprio. E adesso, se mai scriverà, potrà sfruttare il materiale della serie per re-indirizzare le cose che non sono andate a genio al pubblico e tenere le cose buone. Non sapremo mai quanto dell’opera finita (se esisterà) sarà realmente farina del suo sacco, di qualche ghost writer, o materiale pensato da HBO. Martin ha fallito, fate pace con ‘sto concetto.
Ecco, sottoscrivo queste parole anche oggi, anche al netto di questa enorme delusione. Ho investito tanto tempo in una saga che alla fine mi ha deluso, ma salvo cataclismi lo farò una volta sola.
Il Lord Commander del sito mi ha chiesto di chiudere la serie di recensioni dando dei voti, che per forza di cose si intendono sul prodotto nella sua interezza e che è comunque qualcosa che mi ha appassionato, entusiasmato, commosso e incollato alla TV per otto anni di cui non rinnego o rimpiango un solo minuto.
Scrivere di Game of Thrones ogni settimana è stato davvero bello, grazie a chi ha letto e condiviso le mie riflessioni.
*La miglior risposta possibile alla petizione la danno i Lord di Westeros quando Sam propone loro di far scegliere al popolo il proprio re. Ho sorriso, molto meta.
Summary
Dopo otto stagioni non si arriva a questo successo di pubblico senza una trama solida. È mancata la ciliegina, ma la torta resta squisita. si va da episodi stupendi ad episodi semplicemente curatissimi. Qualche sbavatura ogni tanto, ma quasi mai in termini di regia.
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Trama7.5/10
7.5/10
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Regia9/10
9/10
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Personaggi8.5/10
8.5/10
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Colonna sonora9/10
9/10