Crackdown 3 è un gioco che ha avuto uno sviluppo che si è rivelato più lungo rispetto alle aspettative e che, forse, ha visto un ridimensionamento delle proprie ambizioni (vedremo poi perché, ndr). Presentato come il titolo che avrebbe potuto utilizzare il cloud computing nel mondo dei videogiochi, Crackdown 3 ha subito diversi rinvii fino ad approdare lo scorso mese, finalmente, all’interno dell’ecosistema targato Microsoft. Ma procediamo con ordine. Di che gioco stiamo parlando? Se cercate qualcosa che possa coinvolgervi con una storia importante o una trama travolgente, sappiate che dovete volgere la vostra attenzione altrove. Se invece cercate qualcosa che vi permetta una totale libertà di distruzione, con anche un pizzico di nostalgia, ecco che avete tra le mani il vostro ingrediente perfetto.
Distruggi che ti passa
Crackdown 3 si colloca una decina di anni dopo gli eventi del secondo capitolo (non temete, potete anche iniziare la saga direttamente con questo titolo senza dovervi preoccupare di ciò che è accaduto in passato). Siamo in un’epoca dove la tecnologia, a causa di un attacco terroristico, è diventata praticamente inutilizzabile in quasi in tutto il mondo. Già, quasi. La città di New Providence sembra essere diventato quella sorta di oasi, di isola felice e di paradiso tecnologico dove tutto è ancora possibile. Senza spoilerare troppo, si scopre ben presto che la TerrraNova WorldWide è l’associazione che si trova dietro questi avvenimenti ed è qui che entra in scena il giocatore che tramite l’Agenzia dovrà risolvere la situazione. Per trovare il bandolo della matassa non ci sono molte opzioni a disposizione: bisogna distruggere tutto, nel vero spirito di Crackdown. Parlando di Agenzia, non si può non citare Terry Crews, il volto di questo capitolo, che riesce a dare quell’ulteriore tocco di nostalgia e tuffo nel passato, accanto ad ambientazioni, scene e dinamiche che ricordano – per lo meno al sottoscritto – gli action movie di qualche anno fa. Questo comporta che sulla scena si abbia di fatto una realtà videoludica rimasta affettuosamente legata, diciamo così, a un mondo che forse era possibile incontrare all’inizio di questa decade, dove gli “open-world” facevano timidamente capolino. Sia chiaro, questa sorta di effetto vintage non deve essere visto per forza negativamente (de gustibus?) ma è indubbio che è ben tenere presente questa componente quando si affronta il gioco. Infine a lungo andare ci si ritrova sempre le stesse cose da fare senza questa grande varietà di attività da svolgere, proponendo di fatto un copia-incolla che alla lunga può comprensibilmente tediare anche i giocatori più volenterosi.
Crackdown 3 inizia con la scelta del proprio agente – ognuno con un’abilità preponderante rispetto alle altre – e il feeling con i comandi di gioco risulta immediatamente gradevole e per nulla complicato. A nostra disposizione avremo un discreto arsenale: armi da fuoco, da corpo a corpo oppure esplosivi. La scelta di una di queste tipologie, combinata alla selezione di un determinato personaggio, ci permetterà di ottenere punti bonus per una specifica abilità che, gioco forza, diventerà la marcia in più del nostro alter-ego. Affrontare un nemico è semplice: basta agganciarlo. L’intero combat system ruota infatti attorno al lock del nostro avversario che, una volta sotto tiro, potrà essere eliminato con qualsiasi arma a nostra disposizione. L’imbarazzo della scelta in tal senso è davvero notevole ed è possibile svariare da quelle di massima precisione a quelle dove prendere la mira diventa praticamente superfluo. Come potete facilmente intuire da queste parole, il divertimento di Crackdown 3 risiede soprattuto nel combattimento, a maggior ragione se affrontato in compagnia.
Più si è, meglio è
Qui voglio addentrarmi nella componente online, che presenta sempre Crackdown 3 ma volendo sotto un’altra veste. Le arene diventano intricate, la verticalità viene premiata e se anche le caratteristiche principali non cambiano, come l’aggancio dei nemici, ecco che qui possiamo finalmente vedere sulla scena l’opera di distruzione degli ambienti. Le modalità di gioco testate sono state due: Cacciatore di agenti e Territori. La prima è praticamente una sfida contro il tempo (raccogliere il distintivo lasciato cadere dal nemico entro dieci secondi per ottenere punti) mentre la seconda vi porterà a conquistare e difendere una zona della mappa, un grande classico insomma. Non abbiamo riscontrato, in termini di matchmaking, attese snervanti o insostenibili ma questo è comprensibile anche per l’uscita del gioco ancora recente.
In sede di presentazione abbiamo parlato di cloud computing ed è qui che si sarebbe dovuto vedere la sua massima espressione. Sarà che sono passati anni dall’annuncio, sarà che la tecnologia ha fatto i suoi passi orientandosi verso altri lidi, ma i risultati non sono apparsi così strabilianti come ci si aspettava.
Questo rappresenta un vero rammarico, soprattutto se si pensa a ciò che è Crackdown 3 e a quello che i fan si aspettavano. L’effetto distruttivo c’è, ci mancherebbe, e pezzi di edificio sembrano esplodere e spaccarsi con estrema facilità. Microsoft ha puntato forte sul cloud computing per questo titolo ma l’impressione è che sia più uno specchietto per le allodole e non un effettivo valore aggiunto. La speranza, ovviamente, è che la modalità multiplayer possa essere costantemente migliorata avvicinandosi così a quel risultato a lungo sperato dai fan.
Summary
Crackdown 3 sembra essere un progetto riuscito a metà. Diverte, soprattutto nella componente multiplayer, anche se nasconde al suo interno componenti rimaste ancorate a qualche anno addietro, quando l’annuncio del titolo aveva suscitato un discreto interesse. Se cercate un prodotto divertente, senza troppe pretese, dove la distruzione è il l’ingrediente principale, Crackdown 3 potrebbe essere il titolo giusto per voi.
- Gameplay6.5/106.5/10
- Longevità6.5/106.5/10
- Comparto tecnico6/106/10
- Trama5/105/10
- Colonna sonora6.5/106.5/10
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