Starlink: Battle for Atlas – Recensione

In viaggio verso aTLAS

Il mondo dei Toys-To-Life, quei giocattoli capaci di prendere vita all’interno di un videogioco, ha conosciuto gloria e infamia, spopolando agli inizi della loro esistenza per poi cadere miseramente nel dimenticatoio, vuoi per i costi elevati di produzione, vuoi per la difficoltà di rinnovarsi o riuscire a catturare nuove fette di pubblico. Così facendo prodotti come Skylanders prima e LEGO Dimension poi sono lentamente spariti dai palcoscenici principali dell’ambiente videoludico. Discorso leggermente diverso, ma pur sempre analogo, può essere fatto anche con gli Amiibo, che ora sembrano essere diventati più un oggetto da collezione che un vero e proprio Toys-to-Life. In questo ambiente ecco che un po’ a sorpresa fa il suo debutto Ubisoft che, non curante di quanto già accaduto, propone la propria idea e lo fa in maniera differente rispetto al passato, lo fa con Starlink.
Starlink: Battle for Atlas - Recensione

Un viaggio nell’universo

Il sistema di Atlas è in subbuglio. Qualcosa sta sconvolgendo questo frammento interstellare e il compito della squadra Starlink, di cui il giocatore farà parte, sarà quello di liberare i pianeti dal controllo della legione, una sorta di organizzazione guidata dall’oscura figura di Grax. Come detto in fase di presentazione, Starlink: Battle for Atlas è focalizzato sui Toys-to-life ma sarebbe un errore credere che tutto ruoti attorno a loro, non a caso esiste una versione del gioco esclusivamente in digitale che consente l’accesso a molti contenuti. L’idea di Ubisoft era quella di dare ai giocatori la possibilità di assemblare la propria astronave ed è così che nella versione per Switch (quella che abbiamo avuto modo di testare) prende vita la massima espressione della software house.
Il pack fisico che abbiamo ricevuto da Ubisoft ci ha permesso di utilizzare un personaggio aggiuntivo, un’astronave e un paio di armi extra. Utilizzare i contenuti fisici è estremamente semplice e hanno una risposta immediata nel gioco: una volta installata la nave stazione nell’apposito supporto, dove inseriremo anche i nostri JoyCon (mi riferisco chiaramente alla versione Switch) creando un vero e proprio “megacontroller”, potremo scegliere quali armi installare sulla nostra navicella. Ognuna di queste chiaramente ha effetti diversi e possono essere a lungo o corto raggio, quindi sta a noi decidere con accuratezza quali utilizzare tra quelle a nostra disposizione. Ovviamente nella versione digital viene meno la parte del montaggio e dei Toys-to-life ma nulla cambia per quanto riguarda i contenuti, disponibili anche in quantità maggiori.
Proprio per questo motivo Starlink: Battle for Atlas non si esaurisce alla semplice combinazione e utilizzo dei Toys-to-Life ma si espande a un gameplay che strizza l’occhio agli open world, ecco come.
Starlink: Battle for Atlas - Recensione

In viaggio verso Atlas

A bordo della vostra astronave potrete esplorare in tutta libertà i pianeti del sistema Atlas, con lo scopo di liberarli dall’oppressione della legione. Per fare ciò sarà indispensabile seguire dei passaggi che piano piano ci consentiranno di sbloccare tutta la mappa e le informazioni presenti su di essa. Il primo step consiste nell’affrontare gli Estrattori, fortezze della legione che risucchiano l’energia del pianeta, fino a migliorare la percentuale di “disinfestazione”. Una volta liberata una discreta porzione del pianeta, ecco che finalmente sarà possibile raggiungere altre strutture funzionali come armerie, laboratori o miniere da cui raccogliere materiale. Queste sono le funzionalità basi per proseguire nel gioco ma i pianeti del sistema Atlas sanno offrire molto di più. Sto parlando in particolar modo della possibilità di trovare gli strumenti per potenziare la propria astronave oppure fornire supporto per la nave madre Starlink. Questi sono solo alcuni delle esempi che mostrano quando il gameplay di Starlink: Battle for Atlas sia più ampio di quanto si possa pensare.
A tutto ciò va aggiunto anche un combat system tutto sommato gradevole. Come già sottolineato queste sono completamente modificabili, attraverso l’inserimento delle rispettive componenti fisiche, oppure acquistandole digitalmente e inserendole successivamente nel gioco.
Il sistema di combattimento entra nel vivo quando gli utenti si ritroveranno di fronte il Prime, una sorta di Boss finale che abita e comanda ogni pianeta. Questa creatura prende energia dagli estrattori e va da sé che più ne verranno eliminati, più sarà semplice affrontare i Prime.
Questa sorta di struttura concentrica è il cuore pulsante del gameplay di Starlink: Battle for Atlas che così si arricchisce fornendo continui novità al giocatore. Tutto questo naturalmente è valido per le primissime ore di gioco: è qui infatti che si palesano le principali difficoltà del titolo Ubisoft.
I difetti in realtà possono essere accorpati in una sola parola: ripetitività. Per quante ampie e ben collegate tra loro, le azioni da svolgere nel gioco alla fine si ripetono in maniera meccanica per ogni pianeta diventando decisamente fastidiose verso il finale, quasi a costringere il giocatore a sforzarsi per raggiungere i titoli di coda.
Questo è il più grande rammarico per Starlink: Battle for Atlas perché se di fondo il prodotto proposto da Ubisoft è interessante, dall’altro il voler offrire una struttura identica dall’inizio alla fine va a rovinare in maniera considerevole il giudizio finale sul gioco. A questo si aggiunge un comparto tecnico che su Switch non è così soddisfacente come sulle altre piattaforme. Texture, risoluzione ed effetti pop-up non sembrano dare il proprio meglio sulla console della grande N, un ulteriore piccolo rammarico che conferma un discreto lavoro da parte degli sviluppatori ma pur sempre lontano dall’eccellenza.
“Geek-Store”


Informazioni su Samuele "SamWolf" Zaboi 5871 Articoli

Videogiocatore da sempre, amante di boardgame, fumetti, cinema e Serie TV. Affascinato da ciò che è insolito e inusuale. Vita da nerd.
"Everybody lies. No exceptions."
Fondatore e ideatore di NerdGames.it
#powertobenerd

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